giovedì 27 agosto 2009

ESTATE DA MISS AGRIGENTO. Le vacanze di Adriana tra Scala dei Turchi e Linosa

Un’estate all’insegna del bel mare limpido e luccicante tra Scala dei Turchi e Linosa.

E poi la movida di San Leone, in attesa di iniziare gli studi universitari dopo il diploma. E’ l’estate di Adriana Ciardiello, 18 anni, di Aragona, che da mesi indossa la corona di Miss Agrigento 2009.

Un metro e settanta centimetri di avvenenza, occhi verdi, sguardo intenso, capelli castano chiari, curve mozzafiato. Il risultato è una ragazza elegante e sexy, dolce, intrigante, simpatica.

acCome trascorre l’estate Miss Agrigento? “Passo le giornate al mare – racconta - sono in pseudovacanza a Linosa (dico pseudo – spiega - perché abito dai miei nonni, visto che per metà nelle mie vene scorre sangue linosano).

Vado al mare spesso – dice Adriana - sia la mattina che il pomeriggio. La sera qui a Linosa sto con gli amici al "Dammuso" o al "Black planet". Al mio paese invece esco sempre col mio ragazzo (Gaspare Moncada, ndr) e poi vediamo gli amici: pre-serata ad Aragona al bar Europa o al Naselli, poi San leone per i chioschi, o al Crocodile”.

acVacanze tranquille, si direbbe. Ma qualche ballata “scatenata”, per lei che ha fatto quattro anni di danza moderna, se la fa nei locali notturni di San Leone. Ma non beve troppo alcolici, “solo qualche volta”, assicura.

Adriana quest’anno si è diplomata con 95/100 al Liceo Scientifico "Leonardo". “Adesso – dice - dovrò frequentare l'università, vorrei entrare nella facoltà di architettura ad Agrigento, ma c'è il test d'ammissione, infatti sto studiando per superarlo. Se dovesse andare male (incrociamo le dita che vada bene, ndr) come seconda opzione mi piace la facoltà di giurisprudenza”.

acAdriana quest’estate ha partecipato anche alle selezioni di Miss Italia: “Ho vinto la selezione provinciale arrivando prima – racconta - ma non ho partecipato a nessuna selezione regionale perché ero qui a Linosa e non mi andava di ripartire, quindi non so come mi sarebbe potuta andare”.

Le sarebbe andata quasi certamente bene, in passerella si muove con destrezza. La corona di Miss Agrigento ancora non le ha dato la possibilità di lavorare nel mondo della moda e dello spettacolo, ma primo o poi Adriana, se davvero lo vorrà, troverà la strada del successo.

acacac


comunicalo.it

domenica 23 agosto 2009

Squali Mako al largo di Linosa


ROMA
Due squali Mako di circa 1 metro di lunghezza sono stati pescati con i palamiti al largo di Linosa. Si tratta di due esemplari giovani, visto che gli adulti superano i 2 metri di lunghezza. In Italia non esiste una pesca mirata agli squali, ma compaiono come preda accidentale a quasi tutte le tipologie di pesca. In questo caso gli squali hanno mangiato l'esca preparata per i pesce spada, questi ultimi considerati preda molto pregiata a differenza degli squali. La tecnica di pesca con i palamiti, utilizzata principalmente per catturare pesce spada o tonni, consiste in una lunga e robusta lenza con numerosi braccioli più sottili ognuno dei quali porta un amo.

Il Mako è presente nelle acque temperate di tutti gli oceani e in tutto il Mediterraneo. Nel Mare Nostrum si ritrovano due specie diverse e facilmente distinguibili fra loro: uno ha le pinne pettorali molto lunghe che superano la lunghezza della testa, mentre quello più comune, come quelli pescati a Linosa, hanno le pinne pettorali più corte. Pur non essendoci dati numerici sufficienti sulla presenza della specie, il mako viene considerato come specie a rischio.

La cattura accidentale in diverse attività di pesca e il depauperamento delle risorse ittiche sono le principali cause della rarefazione della specie.
lastampa.it

sabato 22 agosto 2009

La Procura indaga sulla nave maltese


Il procuratore di Agrigento Di Natale ipotizza l'omissione di soccorso
GUIDO RUOTOLO
INVIATO A LAMPEDUSA
Forse è stato solo un caso l’avvistamento del diportista. Può succedere, e la statistica non c'entra nulla. Ma quel cadavere riaffiorato ieri a sud di Linosa, è come se fosse un «corpo di reato» portato dalla difesa dei cinque disgraziati eritrei sopravvissuti, che hanno raccontato che la loro odissea si è trasformata in una tragedia, con la morte di oltre settanta compagni di viaggio, e l’omissione di soccorso dei maltesi che li hanno costretti a proseguire il loro viaggio verso Lampedusa.

Quel corpo recuperato a Linosa sembra un atto di pietà del mare verso tutte le vittime (negate) dell’immigrazione. Perché, probabilmente, quel cadavere potrebbe anche non rientrare nel computo dei morti di quest’ultima tragedia ma di un altro carico di «merce umana» inghiottito dal mare, senza che nessuno l’abbia finora saputo.

Titti la sopravvissuta, ancora non si è ripresa. Non mangia, è molto debole, non reagisce e i medici che l’hanno sotto osservazione al Cie, il Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, stanno valutando se trasferirla in un ospedale (cosa accaduta ieri sera. Anche un altro eritreo è stato trasferito all’ospedale di Palermo in elisoccorso). Gli altri quattro stanno meglio, anche se alcuni sono ancora febbricitanti. Ancora ieri, gli ufficiali della polizia giudiziaria li hanno interrogati. Perché vogliono ricostruire nei dettagli il viaggio del gommone. Tutti potranno essere trasferiti da Lampedusa, dopo il via libera concesso dal procuratore di Agrigento, Roberto Di Natale, in un centro della Sicilia, dal momento che i cinque «testimoni» dovranno essere interrogati dai magistrati che si occupano dell’indagine.

Il procuratore Di Natale ha ammesso che a questo punto il «fascicolo» aperto per favoreggiamento all’immigrazione clandestina contemplerà anche i reati di omicidio plurimo colposo e di omissione di soccorso: «Stiamo valutando il racconto dei cinque eritrei e non escludo la possibilità di attivare una rogatoria internazionale con Malta. Ipotizzando, appunto, l'omissione di soccorso. I fatti sono accaduti nelle acque internazionali di competenza delle autorità di La Valletta e teoricamente anche la magistratura maltese dovrebbe indagare....».

E già Malta, che fa la risentita. Che offre una sua versione dei fatti che contrasta con il racconto dei sopravvissuti e soprattutto con la storia recente. Quella dei respingimenti in mare nati dopo l’accordo siglato dal nostro ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il suo omologo libico. E dall’intesa siglata dal Capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli, e il suo omologo algerino. Dal 6 maggio al 13 agosto - questo è solo il bilancio dei numeri - sono stati soccorsi e riaccompagnati in Libia e in Algeria 810 extracomunitari. Mezzi navali delle Capitanerie di Porto e della Guardia di finanza, coordinati dal prefetto Rodolfo Ronconi, a capo del Dipartimento dell’immigrazione e della polizia di frontiera del ministero dell’Interno, in collaborazione con le forze navali libiche e algerine, hanno portato a termine complessivamente quattordici operazioni.

Quello che colpisce, e che smentisce nei fatti l’autoassoluzione di La Valletta, è che gran parte delle operazioni sono avvenute nelle acque internazionali di loro competenza, ovvero in quella zona di «ricerca e recupero» che Malta pretende di gestire con dichiarazione unilaterale e sulla quale, evidentemente, non interviene. Si trovavano proprio nelle acque di competenza maltese i primi 231 extracomunitari che i mezzi della Finanza e delle Capitanerie di Porto sbarcarono a Tripoli. Complessivamente, 11 dei 14 respingimenti sono avvenuti proprio in quello specchio di mare che dovrebbe pattugliare Malta, 2 in acque di competenza dell’Algeria, 1 di competenza libica.
lastampa.it

venerdì 21 agosto 2009

Viaggio di migranti verso l'Italia: uno sbarco


"Un gruppo di 11 è stato bloccato dai carabinieri a Linosa, la più piccola delle Pelagie. Gli extracomunitari, tutti marocchini, sarebbero riusciti ad approdare direttamente sull'isola con un peschereccio che si è poi allontanato. "
(La Stampa)

ps sono tunisini

sabato 15 agosto 2009

Caso De Rubeis: "Vella inattendibile"


Grandangolo – il giornale di Agrigento diretto da Franco Castaldo – pubblica, in esclusiva, i testi delle intercettazioni riguardanti l’intricata vicenda che coinvolge il sindaco di Lampedusa, Bernardino de Rubeis. In particolare, di grande interesse per gli organi investigativi si è rivelata una telefonata tra l’attuale presidente del Consiglio comunale, Vincenzo D’Ancona e il consigliere Andrea Montana nel corso della quale viene disegnato uno scenario politico locale ricco di situazioni a dir poco sconcertanti. Intanto il tribunale del riesame ha annullato il primo provvedimento di cattura quello originato dalle dichiarazioni dell’imprenditore Sergio Vella. Proprio su quest’ultimo si sono puntate le attenzioni dei giudici del riesame che, senza mezzi termini ha definito Vella non sufficientemente attendibile. Secondo i giudici palermitani che hanno emesso un provvedimento di una ventina di pagine, le dichiarazioni di Vella non sono state adeguatamente riscontrate e da sole non bastano per giustificare la reclusione di De Rubeis. Vicenda ospedale San Giovanni Di Dio: Grandangolo dedica un’intera pagina e pubblica integralmente il provvedimento del Tribunale del riesame con il quale è stato confermato il sequestro cautelativo dell’intera struttura sanitaria. Un commento in prima pagina fa il punto sull’intera situazione che risulta difficile e destinata a riservare ancora clamorose sorprese.Altri interessanti servizi riguardano il depuratore di Villaggio Peruzzo, la storia del testimone di giustizia Gennaro Scaletta che ha incastrato con le sue dichiarazioni i boss Vito e Nick Rizzuto.

martedì 4 agosto 2009

Lampedusa, nuovi guai giudiziari per De Rubeis

Una nuova ordi
de rubeis
nanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata all’ex sindaco di Lampedusa e Linosa Bernardino De Rubeis. A farlo, per l’ipotesi di reato di concussione, sono stati i militari del comando provinciale della guardia di finanza di Agrigento. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammuto, su richiesta avanzata dal procuratore della Repubblica, Renato Di Natale, dal procuratore della Repubblica aggiunto, Ignazio Fonzo e dal sostituto Luca Sciarretta.

A denunciare De Rubeis sarebbe l’imprenditore agrigentino Marco Campione che ha riferito “di essere stato indotto a consegnare somme di denaro a De Rubeis per evitare il ritardo nella riscossione dei suoi crediti nei confronti del Comune di Lampedusa. La somma consegnata si sarebbe aggirata su circa 40 mila euro. Le indagini per gravi delitti contro la Pubblica Amministrazione non si sono concluse, essendo tra l’altro in corso, sia negli uffici della Procura della Repubblica sia presso il distaccamento della Guardia di Finanza in Lampedusa, gli interrogatori di altri coindagati del DE RUBEIS e di numerose persone informate sui fatti.

De Rubeis si trovava già recluso al carcere di contrada Petrusa per un’ipotesi di reato identica. A denunciarlo, per primo, era stato un imprenditore di Favara che si occupa della raccolta e gestioni dei rifiuti solidi urbani. In seguito a quella denuncia e al primo arresto effettuato dai finanzieri De Rubeis era stato già sospeso dall’incarico di sindaco delle Pelagie.

agrigentoweb.it