venerdì 9 luglio 2010

Crialese in Terraferma


L'isola delle berte che piangono. Per il suo terzo film Emanuele Crialese ha scelto questa propaggine di Sicilia, questo scoglio nero e silenzioso, felice di orti strappati al vento e avvolto dal lamento strano di questi uccelli migratori. Sembra il pianto di un bambino o il gemito sensuale delle sirene che sanno ammaliare naviganti e insegnanti di liceo, come racconta nel suo migliore incanto il Tomasi di Lampedusa di Ligheia. Crialese ha girato Respiro a Lampedusa, Nuovo Mondo tra Ragusa e Scicli e sta girando tutto Terraferma qui a Linosa. Lo incontro in una pausa delle riprese che vanno avanti da un mese e mezzo e continueranno fino a metà Agosto. Emanuele è sempre rimasto qui, su quest'isola piccola, contenuta, con gelosi isolani che hanno il minimo indispensabile per sentirsi paese e un'attitudine poco incline al turismo mondano.
Mi piace pensare che Crialese è una specie di animale da scoglio che si nutre di alghe, umori, venti forti, grecali salmastri e pomodori di mare. Assorbe, stando qui, e le sue storie sono il frutto di un realismo magico che è possibile solo a chi sa che c'è ben poco nella realtà che non superi di gran lunga qualunque immaginazione. Anche se poi lui si misura con storie di emigranti e di immigrati, con naufragi, annegamenti, oblio e voglia di dare colpi di reni e rinascere. Così succede che ci parliamo poco, mi accenna, mantiene un gran riserbo e so che non si tratta di trucchi da regista , ma è che lui sta ancora assorbendo da scogli e ogliastri, da tamerici e rocce laviche e la storia che ci racconterà sarà fino all'ultimo ignota anche a lui. È bello svegliarsi presto, andare a nuotare sotto la parete lunare della "pozzolana" e trovarsi in compagnia della sua montatrice che rivela lo stesso metodo, la stessa cautela, le storie si fanno a bracciate, ci sono forti protagonisti maschili, lo stesso Filippo che era un bambino in Respiro e adesso ha quasi vent'anni, c'è l' "altro" Fiorello, c'è il grande Mimmo Cuticchio, bonario, immenso, potente e marinaio. Mi ritrovo in barca con Mimmo Cuticchio e Donatella Finocchiaro, la protagonista femminile ed è una Sicilia di allusioni, battute, magnifici toni dentali catanesi, quelli di Donatella, magnifico timbro da puparo palermitano quello di Mimmo. Insieme a un pescatore di Linosa che accompagna la troupe dall'inizio giriamo intorno all'isola, tra il mare squillante di blu, le risate delle grotte che si aprono tra le schiume, i segni del verde profondo delle storie di caponi, luvari, aricciole. E al tramonto si fa silenzio, si spengono i motori e siamo in mezzo alle berte che in mare cominciano a piangere. Stanno qui, a qualche chilometro dalla costa, hanno lasciato i maschi a sorvegliare le uova sulle scogliere e cominciano la corale a cappella. Cosa si dicono, che lingua parlano, visto che vengono da posti mescolati come le Canarie e le Baleari? E perché scelgono quest'isola e non Lampedusa o Pantelleria? Non so se Terraferma parlerà di loro, so solo che Crialese ha deciso che tutta la storia di svolge qui, che questo micro mondo vuole raccontare il casino del mondo più vasto, gli affrontamenti di interesse, tra pescatori, immigrati, poliziotti, famiglie, turisti, lo spaccato locale in cui oggi convivono i grandi drammi.

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